Paragrafi
Round Robin
Dicono che la vita sia una parentesi; quello che non si capisce è di quale periodo faccia parte, di quale frase, pur essendo un pensiero tra virgolette, sia l’elemento che aiuta a capirne il senso.
Ogni giorno vengono scritti innumerevoli paragrafi; alcuni terminano con un punto di domanda, altri con un punto esclamativo, altri ancora con tanti puntini di sospensione.
Ogni paragrafo ha un determinato sapore, un proprio colore, una forza, un punto debole, un’emozione. Vengono scritti di getto, impulsivamente; sono dei veri e propri fiumi in piena che travolgono ogni argine che l’umano raziocinio tenta di erigere a difesa della rassicurante normalità. Lo fanno in apparente silenzio, quasi di nascosto, sussurandoci frasi che soltanto dopo ci ricorderemo di aver sentito. Ogni giorno scriviamo decine e decine di questi paragrafi e lo facciamo fino a quando gli occhi, stanchi, si chiudono, pronti a ricordarci, il giorno successivo, che l’incoscienza è terminata e abbiamo ancora molto da scrivere. Ma prima che si abbandonino al buio scorrono veloci fino all’inizio della pagina che abbiamo scritto e rileggono, parola per parola, i minuti che sono stati vissuti. E’ solo in quel momento che ogni paragrafo inizia a vivere di vita propria. E’ come se ogni capoverso fosse l’inizio di un film, è come se avesse, soltanto in quel determinato momento, una trama ben precisa.
Leggendoli e rileggendoli ci accorgiamo sempre di più di tutto ciò che ci siamo persi nello scriverli. Decine di sfumature modificano il senso che, apparentemente, avevano pochi istanti prima che gli occhi arrivassero a quel punto di domanda, al punto esclamativo o ai puntini di sospensione. Succede allora che iniziamo a leggerli per l’ennesima volta, dall’inizio, chiedendoci di fare con calma. Ogni volta che arriviamo alla fine ci accorgiamo che forse la trama non è più la stessa e che gli accadimenti hanno cambiato i protagonisti di innumerevoli colpi di scena. Cosa succede, cosa stiamo facendo, perché non riusciamo a coglierne il senso, perché tante domande, che ci tengono gli occhi ancora aperti, restano senza risposta; perché ciò che ritenevamo evidente, palese, naturalmente scontato non ci appare più in questo modo. Entriamo così in una spirale senza fine, un loop che diventa impossibile da sopportare; perdiamo l’orientamento, la confusione ci fà smarrire quel sentiero sul quale ci sentivamo tanto sereni, protetti; sentiero che cercavamo di percorrere con attenzione, un piede davanti all’altro.
Eppure quei paragrafi li abbiamo scritti noi, eravamo lì mentre succedeva qualcosa. Li abbiamo colorati noi, gli abbiamo dato un suono, li abbiamo profumati, li abbiamo riempiti di sorrisi, li abbiamo affogati nelle lacrime, li abbiamo vissuti; vissuti, si? o forse li abbiamo semplicemente sopravvissuti? forse non siamo noi gli artefici dei nostri paragrafi, forse ce ne siamo appropriati per credere di aver avuto momenti diversi da quelli che realmante non avremmo mai potuto avere. Forse sono parole di altre persone che abbiamo voluto fare nostre e racchiudere all’interno della nostra pagina. Forse i forse sono davvero troppi; diventano dilemmi irrisolvibili, compagni di viaggio scomodi ed irritanti. Il respiro si arresta, gli occhi cercano il vuoto nello spazio e nel tempo; i denti mordono le labbra serrate dai pensieri; in quel momento apriamo una parentesi, proprio in fondo all’ultimo paragrafo: “ogni singolo istante è assolutamente unico ed irripetibile; non ritornerà mai più nel medesimo modo; fanne tesoro perché o è un regalo o è un insegnamento. Le tante domande su ciò che è stato avranno la stessa risposta di quelle che, affannosamente e ansiosamente, ti farai su ciò che sarà. L’unica risposta che avrai la conosci da sempre ed è si, scriverai molti altri paragrafi che ti terranno sveglio tra le braccia di ogni interminabile notte e che daranno vita ad altrettante pagine che chiuderai sempre con la stessa parentesi: questa.”
Chiusa la parentesi.