100 metri d’acqua
Round Robin
Giuro che ci ho provato; ci ho provato talmente tante volte che avevo quasi finito per crederci. Ci ho provato perché pensavo che fosse questa la cura primaria, perché pensavo che fosse il bene per eccellenza, perché ero sicuro al 100% che il motivo per cui la maggior parte delle cose non funzionavano era per causa mia; pensavo di essere io la persona sbagliata, l’ho pensato tante, tante volte. L’ho pensato talmente forte che ero arrivato al punto di convincermene. Sono sbagliato mi dicevo; sono una persona inutile, rovino sempre tutto; se avessi fatto così.. se avessi detto questo.. se mi fossi comportato in un altro modo. 100 metri d’acqua sopra alla testa, un’acqua nera come il petrolio, densa; un peso assolutamente insopportabile mi schiacciava fino al punto di sentire i miei polmoni strisciare contro le costole. Quella sensazione di totale impotenza mi prendeva le braccia e le sbatteva contro i fianchi: Io, io ci sto provando, ce la sto mettendo tutta; varrà qualcosa tutto questo impegno no? Se è davvero possibile che ad ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria quali azioni avrei dovuto compiere per avere i risultati sperati?.
Minuti, ore, giorni passati a pensare, a rimuginare; una lenta agonia che mi tormentava di dubbi, angoscie, ripensamanti. Quanti sforzi che non sono stati utili a nulla, quante energie disperse, quante ferite da leccare. Quanto sono stato cieco, quanto sono stato sordo. La risposta è sempre stata a portata di mano; probabilmente era necessario morire almeno una decina di volte prima di riuscire a leggerla, ma una volta letta è stata rasserenante. E’ come se in un attimo tutto si fosse fermato, bloccato, e in questo attimo, eterno, io avessi avuto la possibilità di girovagare liberamente tra i ricordi, immobili come in una fotografia. In quel momento, forse per la prima volta, mi sono vestito di abiti non miei e ho cercato di immaginare il mondo da un altro punto di vista che non fosse il mio; il punto di vista degli altri. Una visuale della quale, sinceramente, ho parlato svariate volte con me stesso, sicuramente senza capirne il vero significato. Una visuale interessante, che mi ha messo in stretto contatto con molte verità, che mi ha dissipato enormi dubbi, che ha risposto a molte domande. Un punto di vista che mi ha raccontato dell’unicità di ogni essere umano, dell’estrema diversità che intercorre tra un essere vivente e l’altro.
Anche rovistando nei più remoti angoli dell’Universo non sarei mai in grado di trovare un altro Me. Potrei trovare, forse, un’altra persona che potrebbe pensarla come me, e per questo agirebbe, reagirebbe con modi e maniere simili ma questa simbiosi si interromperebbe alla prima controversia, portandomi alla naturale scelta della non condivisione. Mi sono chiesto milioni di volte se, avendone davvero la possibilità, vorrei davvero conoscere un altro Me; gli stessi identici valori, le stesse passioni, gli stessi pensieri, la stessa forza, le medesime debolezze. Ad oggi, sinceramente, la risposta muta a seconda degli stati d’animo; ciò che è saldo, fermo, irremovibile è che nessuno è uguale a Me. Pretendere che qualcun altro si comporti secondo i miei canoni è la peggiore forma di presunzione della quale potrei vestirmi. Ammutolirmi perché non ho avuto in cambio quello che mi aspettavo; ma di quale ricompensa sto parlando? di quale premio? per cosa? per essere stato me stesso ed aver fatto quello che desideravo nel momento esatto in cui ho desiderato farlo? è per questo forse prevista una contropartita? E’ assolutamente necessario avere o, peggio, pretendere qualcosa in cambio per ogni mio gesto verso gli altri?
Non è così che dovrebbe funzionare, questo è il modo peggiore per raccontare me stesso, è la via più breve per perdere la strada verso casa. Io non sono così; non faccio regali per avere in cambio altri regali, non dico ti voglio bene per sentirmelo dire, non faccio favori perché penso che un giorno potrei averne bisogno a mia volta, non racconto una storia diversa se non è ciò in cui credo, non ti sto vicino per pena o compassione. Non sono in grado di perdonare chi mi delude, non l’ho mai fatto. Sono consapevole che questo possa essere un mio limite ma, anche in questo caso, è una mia scelta, diretta, pura. Ho tentato svariate volte di scendere a compromessi con me stesso, cercando di convincermi che avrei potuto, forse sarei riuscito, magari sarei stato in grado di far finta di niente, ma non ne sono mai stato capace perché nulla avrebbe seguito più lo stesso, meraviglioso, verso.
Io ci ho provato, giuro che l’ho fatto con ogni buon proposito ma non ne sono stato capace. Non posso essere diverso da come realmente sono; posso provare ad indossare quel costume che ti piace tanto ed indossarlo per te nei miei momenti peggiori, così dal nascondermi ai tuoi occhi, ma presto o tardi arriva il momento di rimetterlo nel tuo armadio. Non riesco ad essere come mi vorresti, non sono come mi vorresti.
Nessuno è come gli altri vorrebbero che fosse e nessuno dovrebbe mai permettersi di chiederlo.